A Torino e a Catania i corsi di italiano proseguono attraverso la somministrazione di lezioni e correzione elaborati utilizzando Whatsapp e Facebook per gruppi chiusi.
“I ragazzi sono caduti in un tempo non tempo. Non si sa più che giorno è. È dunque importante dare stimoli fissi, una regolarità, una scansione del tempo. Puntiamo ad offrire uno spazio condiviso cadenzato alternando momenti di supporto individuale a momenti di gruppo.
Prima come docenti avevamo il controllo della situazione, adesso ci troviamo con competenze tecniche a volte non dissimili da quelle degli studenti. Non possiamo avere un ruolo trainante. Gli strumenti sono un po’ nuovi per tutti, docenti e studenti.
Lavoriamo da sempre nella relazione, la relazione è alla base del nostro metodo e adesso manca. La cosa più difficile è lavorare senza questa relazione.
Il supporto che offriamo quindi non è più solo didattico, ma educativo in senso lato. Viene dato spazio soprattutto alla dimensione civica, cerchiamo di informare ed orientare, e poi si dà ascolto agli stati d’animo”.
Nel mentre anche la Consulta dei ragazzi a Torino prosegue con collegamenti settimanali via Skype. Il primo incontro si è concentrato sulla questione scuola perché molti ragazzi/e sono provati e frustrati dalla “nuova” DAD, che vivono come un riadattamento della didattica tradizionale a distanza. Emerge anche la tensione dei ragazzi/e per le valutazioni degli insegnanti.
Durante il primo incontro la facilitatrice ha avuto accesso alla struttura di Accoglienza dove vive M. D. e un ospite di origine curda, M., che aveva partecipato a un incontro con Non Una Di Meno sul tema del genere scelto per il secondo ciclo della Consulta.
Il fatto che siano intervenuti in modo caotico i vari ospiti incuriositi dalla chiamata Skype ha permesso alla facilitatrice di capire la complessità degli incontri che coinvolgeranno altre comunità e gruppi appartamento.
La facilitatrice è in contatto con educatori e referenti per invitarli a creare degli spazi dedicati all’interno dei luoghi dove avverranno le skype, assicurandosi che partecipino solo i ragazzi già coinvolti.
I ragazzi delle strutture hanno “ammirato” gli spazi “individuali” delle case di alcuni partecipanti e, nello stesso tempo, qualche altro partecipante ha apprezzato invece la vita comunitaria dell’abitazione di M.D.
Questo ha dato una spinta forte al gruppo e si è iniziato a problematizzare come gestire la comunicazione a distanza in contesti fortemente interculturali e in spazi virtuali con “abitanti” e “abitazioni” molto varie.
La spinta che ha dato questa nuova esperienza virtuale ma così “reale” ha motivato il gruppo ad iniziare a ragionare sulle forme di comunicazione a distanza che permettano di stare tutti insieme in uno schermo del pc o del cellulare.
M.D. ha proposto di tematizzare il senso dell’amicizia, M. ha detto che dovremmo recuperare la dimensione fisica, corporea della comunicazione, parlando attraverso canali visivi e uditivi che prescindano dal linguaggio.
La consulta prosegue con un nuovo incontro con un gruppo di ragazzi curdi con la presenza di un mediatore sul tema del genere.