Nelle giornate di martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 settembre alcuni dei ragazzi che hanno preso parte all’ultima edizione del corso “Crescere in italiano” di Work in Progress hanno partecipato a tre uscite didattiche in giro per la città.
I ragazzi, e una ragazza, sono stati accompagnati da due operatori dell’équipe integrazione di Work in Progress (Francesca Barbesino di Fuoriluoghi e Domenico Pontieri de La Cordata) insieme a Giovanni Gammuto, insegnante della Fondazione Franco Verga (ente che si occupa dei corsi di italiano), che aveva già avuto esperienze di “passeggiate didattiche”, che è stato il cicerone del gruppo.
Spiega Francesca: «I partecipanti alle uscite sono stati i ragazzi che hanno frequentato almeno l’80% delle lezioni del corso, dimostrando maggior impegno. Per rispettare le norme anti-Covid sono stati divisi in due gruppi, che rispecchiavano i gruppi-classe delle lezioni. Per loro, quindi, è stato anche un ritrovarsi».
Obiettivo dell’iniziativa: verificare quanto appreso in classe e mettere in campo le proprie competenze linguistiche fuori dall’aula.
Nei tre giorni si sono visitati alcuni dei luoghi più conosciuti di Milano: il Duomo, la Galleria e piazza Della Scala; Parco Sempione e l’Arco della Pace; il Cimitero Monumentale, China Town e piazza Gae Aulenti.
Se si devono segnalare alcune difficoltà legate al lavoro con degli adolescenti, per esempio la sveglia al mattino presto, e lo scoglio dell’italiano, a cui i ragazzi si sono appena approcciati, la partecipazione è stata comunque buona.
«Sicuramente è stata una bella esperienza. Da una parte, infatti, questi ragazzi non sono abituati alle “gite scolastiche”; dall’altra, seppur alcuni di loro vivano a Milano già da un po’ di tempo, non conoscevano questi luoghi, perché sono soliti ritrovarsi sempre negli stessi posti. E quindi in alcuni momenti guardavano i monumenti con stupore», commenta ancora Francesca.
L’altro aspetto positivo segnalato dagli operatori di Work in Progress è quello di avere avuto un’occasione per creare relazioni che vanno oltre l’aula, sia tra i ragazzi che tra loro e gli operatori.