Il 3 dicembre, a Milano, è stato presentato il XXV° rapporto ISMU sulle migrazioni 2019 che ha visto crescere, negli ultimi 25 anni, la popolazione straniera da quasi 922mila residenti (1998) a 6 milioni e 222mila presenti (stima al 1° gennaio 2019).
Il radicamento della popolazione immigrata ha inciso su diversi aspetti del nostro Paese, dalla scuola al mercato del lavoro. Il trend degli alunni con cittadinanza non italiana nell’ultimo quarto di secolo ha attraversato tre fasi (avvio, accelerazione, stasi): dalle 50mila presenze dell’anno scolastico 1995/96 si è arrivati alle 842mila – ormai stabili – del 2017/18.
I lavoratori stranieri sono ormai una componente strutturale del sistema produttivo. Negli ultimi 25 anni per la stragrande maggioranza dei migranti residenti in Italia, l’integrazione procede silenziosamente e in modo sostanzialmente positivo, anche se non si può negare che esistono ostacoli e zone d’ombra.
Gli atteggiamenti degli italiani nei confronti di questo fenomeno sono stati altalenanti: gli stranieri vengono visti prima con curiosità e poi come un’emergenza (Anni 80), quindi come un problema di ordine pubblico (Anni 90). Con il nuovo secolo gli italiani mostrano – in linea con il resto d’Europa – prima una “serena certezza” nella possibilità di metabolizzare la presenza degli stranieri e poi, a partire dalla crisi del 2008, tornano a mostrare preoccupazione e timore, soprattutto nei confronti degli irregolari. Infine dal 2015, a causa dei cambiamenti geopolitici in Nordafrica, aumenta il timore di nuove ondate migratorie.
Ma da dove arrivano i migranti? Netta è la predominanza dei rumeni (1,2 milioni) seguono, poco oltre un milione, albanesi, ucraini e moldavi. Un milione e 140mila provengono dall’Africa (in primo luogo da Marocco, Egitto, Nigeria, Senegal e Tunisia). I residenti originari dall’Asia sono poco meno di 1,1 milione, la maggior parte dei quali arriva da Cina, Filippine, India, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Infine, gli stranieri provenienti dalle Americhe sono circa 380mila, quasi tutti latinoamericani.