Mercato del lavoro e migranti: quali le prospettive lavorative per i minori stranieri non accompagnati in Italia?

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Mettere in luce le principali dinamiche occupazionali che caratterizzano i territori di Roma, Catania e Torino al fine di comprendere verso quale direzione il mondo produttivo italiano stia andando. Questo l’obiettivo dell’indagine di mercato dal titolo “Il mercato del lavoro e il potenziale occupazionale degli immigrati nelle Città metropolitane di Roma, Torino e Catania” realizzata, nell’ambito del progetto Xing-Crossing Percorsi di inserimento per giovani migranti, dal Centro studi e ricerche IDOS in collaborazione con Programma integra, Esserci e Prospettiva futuro.

 

L’indagine oltre ad un’analisi desk che ha previsto lo studio di una serie di documenti – come Forze Lavoro Istat, Osservatorio del precariato Inps, Indagini INAPP – ha previsto anche la realizzazione di specifiche interviste e questionari ad attori economici, al fine di raccogliere dati relativi a: principali criticità all’ingresso nel mercato del lavoro per i minori stranieri non accompagnati e giovani migranti, possibilità di impiego, competenze maggiormente richiesti dalle aziende, principali settori di impiego.

 

L’inserimento occupazionale dei lavoratori di origine straniera in Italia si caratterizza ormai da qualche decennio secondo un modello fortemente standardizzato, che da una parte ne assicura appunto l’occupazione, ma dall’altra vede questi lavoratori relegati sempre e solo nei medesimi settori, comparti e mansioni, con poche opportunità di crescita professionale, di mobilità verticale e, tutto sommato, di scelta rispetto alle proprie prerogative e aspirazioni.

 

La Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat nel 2018 conta in Italia 2.455.000 lavoratori di cittadinanza straniera (1.369.000 uomini e 1.086.000 donne), il 10,6% degli occupati nel paese. Per l’87,3% si tratta di lavoratori dipendenti (68,1% a tempo indeterminato e 19,2% a termine) e per il 12,7% di lavoratori indipendenti.
La quota maggioritaria, pari al 65,9%, lavora nel settore dei servizi (21,2% nei servizi alle famiglie, 10,7% negli alberghi/ristoranti e 10,2% nel commercio), un’altra quota pari al 27,7% è impiegata nell’industria (9,9% nelle costruzioni) e il restante 6,4% in agricoltura.

 

Ma soprattutto, sono davvero pochi gli stranieri occupati in posizioni professionali qualificate (7,6% del totale): il 33,3% è impiegato come lavoratore non qualificato (manovali, braccianti, collaboratori domestici, ecc), il 29,7% è composto da operai e artigiani e un altro 29,4% da impiegati e addetti ad attività commerciali e dei servizi. Si assiste quindi a un mercato del lavoro che, al di là delle competenze, assegna agli stranieri un ruolo per lo più basso e standardizzato e che non lascia spazio per una mobilità ascendente, non solo per la prima generazione di immigrati, ma neppure per le successive.

 

La Città metropolitana di Roma conta 1 occupato di cittadinanza straniera ogni 6 presenti sul territorio, principalmente di origine non comunitaria e di genere maschile (57,2%). Nel complesso, Roma è seconda solo a Milano per tasso di occupazione degli stranieri non comunitari: 68,8% a fronte di una media nazionale del 59,1%. Tuttavia, va evidenziato come elemento fortemente positivo e da valorizzare il dato relativo alle nuove contrattualizzazioni di registi, direttori artistici, sceneggiatori e scenografi nell’area capitolina, tra i quali i non comunitari hanno inciso per oltre il 51%. I comparti nei quali risulta esserci maggiore carenza di lavoratori sono, secondo gli esperti intervistati, i servizi alla persona (soprattutto per persone non autosufficienti, malati di Alzheimer, handicap gravi), l’ambito socio-sanitario, il comparto turistico/alberghiero/ristorativo (aiuto cuoco, lavapiatti), il comparto ortofrutticolo, le figure commerciali e/o di magazziniere, ma anche il comparto digitale e della comunicazione e tutti i servizi legati all’ITC (tecnologia dell’informazione e della comunicazione).

 

Catania: nel 2018 in Sicilia il numero di occupati registrati dall’Istat ammonta a 1.360.000 persone, il 5,7% delle quali di cittadinanza straniera, un valore dimezzato rispetto a quello nazionale (10,6%) e che pone la regione solo al sedicesimo posto in Italia per incidenza dei lavoratori stranieri sul totale. Le difficoltà maggiori nel reperimento di lavoratori giovani vengono incontrate nella ricerca di specifiche figure professionali, rispetto alle quali la quota di aziende in difficoltà supera notevolmente il valore medio del 24%: medici e specialisti della salute (71%), tecnici amministrativi, finanziari e della gestione della produzione (56%), cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (52%), specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (47%), ma anche commessi/personale qualificato nella grande distribuzione, progettisti/ingegneri/professioni assimilate, farmacisti/biologi/altri specialisti delle scienze della vita (tutti intorno al 37%). Sono queste dunque le professioni che andrebbero incentivate e potenziate a livello formativo, al fine di migliorare l’incontro tra offerta e domanda di lavoro a livello locale.

 

Torino: in quest’area si conta 1 occupato di cittadinanza straniera ogni 8 e si tratta principalmente di cittadini non comunitari, per il 53,9% uomini. Torino, rispetto al trend nazionale, si distingue per una più alta quota di lavoratori non europei occupati come impiegati e addetti alle vendite e servizi personali (37,5% a fronte del 30% nella media italiana) e per una minore esposizione a lavori manuali non qualificati (28,1% a fronte del 37,6%). Entrando nel merito dei comparti di lavoro in cui si ritiene vi sia una richiesta di lavoratori più alta, questa la si ritrova soprattutto nei servizi di assistenza e cura alla persona, negli ambiti in cui serve una manovalanza non qualificata, nella distribuzione, ma anche nell’automazione, nei sistemi di gestione, nella produzione di energia sostenibile, nella programmazione informatica; più in generale, emerge una domanda di personale tecnico specializzato, operai specializzati e artigiani specializzati.

 

Scarica qui l’indagine completa in formato .pdf