All’inizio dell’anno vi avevamo raccontato del percorso formativo sul tema della casa che trovate cliccando qui , che Work in Progress propone ai minori stranieri non accompagnati che partecipano al progetto, per aiutarli e sostenerli nella ricerca di un’abitazione in vista dell’uscita dalla comunità.
L’emergenza coronavirus non ha bloccato questo percorso, che tuttavia sta riscontrando alcune difficoltà, soprattutto legate al reperimento degli alloggi.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo Tomai, operatore di Comunità Progetto e coordinatore dell’Area Casa di Work in Progress, che racconta: “Il secondo percorso di formazione sul tema dell’abitare è terminato regolarmente. C’è stata una buona partecipazione e avevamo già individuato 3/4 ragazzi, prossimi all’uscita dall’accoglienza, che sarebbero stati seguiti con il tutoring individuale nella ricerca della loro nuova casa. Ma con l’esplosione dell’emergenza, ci siamo dovuti fermare”.
Questo stop è durato solo alcune settimane, che sono servite a riorganizzare l’attività di tutoring, che ora si svolge a distanza, su Skype o con altri strumenti di comunicazione digitale: “Stiamo facendo delle simulazioni di ricerca dell’alloggio, mostrando ai ragazzi quali siti di ricerca immobiliare consultare. Spieghiamo che devono insistere molto con la ricerca e fare tanti appuntamenti, anche quando la casa che andranno a vedere non è quella adatta a loro al 100%, perché questo li aiuterà a migliorare pian piano la gestione del colloquio. Diamo consigli semplici e molto pratici”, spiega Lorenzo.
Per il futuro, l’idea è di realizzare a distanza anche la prossima edizione del corso, e di continuare con il tutoring individuale, da rivolgere non solo ai partecipanti al corso, ma anche ad altri ragazzi che si trovano in fase di uscita dalle comunità. Il tutoring, inoltre, continua anche dopo che è stata trovata la casa, con un accompagnamento leggero.
Purtroppo, però, la ricerca non sta dando i frutti sperati: “Stiamo registrando dei passi indietro nei contatti che avevamo preso con le agenzie o direttamente con i proprietari: anche se siamo noi operatori a contattarli, appena sentono che la casa è destinata a un ragazzo straniero, c’è freddezza o si tirano indietro, nonostante noi diamo garanzie e rassicurazioni”, dice ancora il responsabile dell’Area Casa.
“In questo momento è difficile trovare una sistemazione per i ragazzi, per questo stiamo pensando a chiedere anche il sostegno dei tutori volontari, per provare a spargere la voce e creare una rete che ci possa aiutare, e siamo in contatto con “Milano 2035”, una rete che promuove esperienze di abitare collaborativo e fa advocacy su questo tema.”, conclude Lorenzo.