Uno dei tre assi fondamentali di Work in Progress: transizioni per la cittadinanza, assieme al lavoro e all’inclusione sociale, è quello della casa. L’obiettivo è aiutare i ragazzi e le ragazze ad affrontare il passaggio dalla vita in comunità o in alloggi protetti verso la propria abitazione.
Per questo, nel corso dei due anni di progetti sono previsti diverse edizioni di un percorso formativo su questo tema. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Tomai di Comunità Progetto, coordinatore dell’Area Casa.
“Il percorso prevede due azioni: una più pratica che si svolge direttamente con i ragazzi, e una di advocacy, con la partecipazione di noi operatori ai tavoli comunali o regionali sull‘abitare. Per quel che riguarda i ragazzi, il percorso formativo ha l’obiettivo di fornire informazioni concrete rispetto al tema della casa e quindi favorire la loro consapevolezza quando – nel momento in cui dovranno uscire dall’accoglienza – saranno impegnati nella ricerca di un’abitazione”, spiega.
Un primo corso si è svolto questa primavera, mentre in questo periodo si sta svolgendo un secondo ciclo, a cui partecipano una decina di ragazzi.
Il percorso è articolato in quattro incontri. “Il primo è un focus group – racconta Lorenzo – durante il quale invitiamo i ragazzi a dirci che cosa è, per loro, la casa dal momento che l’idea di casa, nella testa, nel cuore e persino nel linguaggio, è diversa per ognuno di noi. Per esempio, è emerso che la maggior parte di loro non pensa alla casa come un luogo definitivo, che deve avere determinate caratteristiche di bellezza o dimensioni, ma un posto temporaneo, un tetto sulla testa e poco più, perché la priorità è un’altra: se possono risparmiano soldi sulla casa, per mandarli alla famiglia o per futuri progetti personali. Quello che tutti ci hanno detto, però, è che la casa è un luogo dove stare tranquilli”.
Questa prima fase serve per raccogliere dati e informazioni che possono consentire agli operatori di capire al meglio le esigenze dei ragazzi ed essergli poi il più utili possibile.
Si prosegue poi con due incontri molto pratici, in cui vengono date informazioni utili sui contratti d’affitto, i documenti, le forme di condivisione alternativa ma comunque regolari, le spese. “Ci siamo accorti che di tutto questo aspetto i ragazzi non sanno nulla e non si rendono conto invece di quanto sia importante – commenta Lorenzo – Per questo insistiamo molto e lavoriamo con degli esperti. Noi educatori siamo infatti affiancati da un amministratore condominiale, un consulente di una cooperativa per la ricerca della casa, un agente immobiliare.
Ultima tappa è la simulazione di una ricerca di varie tipologie di alloggio utilizzando diversi canali: il passaparola, le agenzie, i siti internet.
“Alcuni ci hanno raccontato che, nel momento in cui cercavano un affitto, questo gli è stato negato perché stranieri: evitare queste situazioni è un altro degli obiettivi dell’azione sulla casa di Work in Progress. Per questo i ragazzi sono seguiti dall’equipe durante la ricerca di un’abitazione, con gli operatori che fanno da facilitatori con i proprietari o anche da garanti. È poi previsto un accompagnamento anche dopo la stipula del contratto e per 20 ragazzi ci sarà un piccolo contributo economico per sostenere l’affitto”, spiega ancora Lorenzo.
Per quanto riguarda l’attività di advocacy, l’Equipe Casa di Work in Progress partecipa ai tavoli cittadini o regionali sul tema. Lo scopo è innanzitutto quello di far conoscere la realtà dei minori stranieri non accompagnati, sensibilizzando la ricerca di strumenti per far fronte alla loro domanda abitativa.
“Per esempio siamo entrati nella rete Milano 20-35, per vedere se si possono costruire possibili connessioni, come la condivisione di casa da parte dei ragazzi con anziani soli che mettono a disposizione uno spazio della loro abitazione, a fronte di un affitto calmierato”, conclude Lorenzo.