Nell’ambito del progetto ‘Tutori in Rete’ sono state svolte numerose interviste ad esponenti di associazioni del settore per raccogliere testimonianze, considerazioni e spunti dal territorio italiano. Oggi riportiamo di seguito l’interessante conversazione con Cristina Fabbri, referente dell’Associazione dei Tutori Volontari di Minori Stranieri Non Accompagnati Regione Toscana.
Quando avete deciso di costituirvi associazione e come ci siete arrivati?
Due anni fa, dopo alcuni corsi per divenire tutori organizzati dalla garante, ci siamo resi conto di essere divenuti un gruppo consistente di tutori singoli ed autonomi, più che mai desiderosi di confrontarsi con enti esterni e soprattutto di poter parlare con voce unica e forte. Il mondo dei migranti minori non è così conosciuto e spesso nella sua regolamentazione regna il caos, con una legislazione spesso interpretabile in cui non è facile districarsi. Per senso di responsabilità verso i ragazzi che eravamo chiamati a gestire abbiamo capito che unendo le forze e compattandoci avremmo potuto essere più efficaci e credibili, sia con il tribunale che con il mondo dell’assistenza sociale. Abbiamo così radunato tutte le competenze possibili, tra i tutori che facevano parte del gruppo. Chi aveva esperienze di associazionismo o competenze in ambito legale è risultato decisivo per buttare giù una prima bozza di statuto, da lì il passo verso la prima assemblea costitutiva è stato molto breve ed oggi possiamo dirci sicuramente molto soddisfatti.
Un percorso intrapreso in seguito ad esigenze spontanee e condivise, quindi.
Esattamente. Erano davvero molte le difficoltà riscontrate inizialmente: una nuova figura, all’interno di un sistema poco informato, finisce per cadere in crisi d’identità. Ecco perché l’associazione assume una netta rilevanza anche in merito al riconoscimento: poter parlare con un’unica voce ha significato per noi dare corpo e vita al gruppo ed una collocazione precisa al ruolo del tutore legale, che fino a poco tempo fa non era coinvolto in prima persona nella logica della presa in carico del ragazzo, ma aveva praticamente solo il compito di firmatario.
Con quali soggetti del territorio avevate necessità di relazionarvi?
Tribunale, Servizi Sociali e le varie comunità. Questi erano e sono i nostri tre interlocutori. Il tribunale è sempre stato molto disponibile e, nonostante i limiti organizzativi, la volontà è sempre stata quella di supportare il nostro gruppo. Al tribunale va riconosciuta la lungimiranza di averci riconosciuto fin da subito come gruppo e di averci sostenuto nel creare una logica comune. I nostri primi incontri sono infatti avvenuti all’interno del Tribunale, anche grazie alla grande disponibilità del presidente Trovato. Il mondo dell’assistenza sociale è invece più complesso, variegato. Il rapporto con i Comuni dipende molto dai territori e dalle singole situazioni, ma in generale percepivamo l’assenza e la mancanza di una linea comune, per comprendere quali fossero davvero le nostre opportunità ed i nostri limiti.
Avete avuto sostegno e supporto tecnico nel momento in cui vi siete costituiti in associazione?
Durante gli incontri preliminari di confronto ci siamo conosciuti e ognuno ha messo sul tavolo le proprie disponibilità e le proprie competenze per favorire questa nascita. Sicuramente è stato importante avere il CNV all’interno del gruppo: ci ha dato la possibilità di ingranare “la marcia veloce”, perché il Centro aveva conoscenze, competenze e notevole esperienza nel settore, tali da perseguire subito i percorsi migliori e potersi strutturare. Successivamente abbiamo avuto dei confronti con il Centro Servizi CESVOT per avere maggior chiarezza sulla definizione dei documenti. Un’altra fonte autorevole che ci ha dato una grande mano. Appena costituiti, siamo stati poi intercettati e contattati dalle varie associazioni che ci hanno chiesto di collaborare, come ad esempio Oxfam. Insomma, sicuramente abbiamo incontrato da subito una favorevole disponibilità.
Quali difficoltà avete affrontato prima e anche dopo essere divenuti un soggetto organizzato?
Quando abbiamo deciso di confrontarci, prendendo appunto in considerazione la possibilità di costituirsi in associazione, certo non abbiamo avuto una risposta univoca. Si sono confrontate visioni diverse, per esempio tra chi – come me – era molto disponibile e convinto della forza che un’associazione può dare, nel far sentire la propria voce. Altri in qualche modo vedevano nell’associazionismo una modalità, come dire, troppo “chiusa”, che avrebbe potuto limitare la visione personale delle cose. C’è stato quindi un lungo confronto e dibattito su questo, non tutti erano così convinti. Infatti la nostra associazione, pur riuscendo a coprire un po’ tutto il territorio regionale, non è costituita da tutti i tutori toscani; non tutti hanno deciso di partecipare, ma ovviamente il sostegno per chi cercasse informazioni o un supporto rispetto alle proprie competenze non manca e non mancherà mai, da parte di tutti i tutori. Riusciamo infatti a mantenere i contatti con tutti i tutori, perché per fortuna abbiamo il supporto del Tribunale, che ci permette sempre di raggiungere tutti i membri della categoria attraverso comunicazioni ufficiali concordate. Ovviamente, per ragioni di privacy, il Tribunale non può trasmettere tutti i nominativi dei tutori, ma c’è grande disponibilità in questa ottica di collaborazione. Le nostre proposte progettuali sono sempre aperte al confronto, con ogni soggetto, e la risposta è generalmente molto buona.
Per quanto riguarda il futuro, quali saranno i prossimi passi e gli obiettivi della vostra associazione?
Innanzitutto vorrei sottolineare l’importante percorso affrontato in questi due anni, imparando dagli errori e crescendo sempre più. Abbiamo prodotto pensieri, idee e progetti concreti, che testimoniano una grande crescita di struttura. Dovremo sicuramente ottimizzare le tante energie che spendiamo per la causa comune e le risorse a nostra disposizione, che sono tante (fortunatamente!), nel direttivo e non solo. Siamo infatti partiti con un direttivo di cinque persone, ma non è raro trovarsi anche in dieci: chi collabora è dentro, senza specifici limiti di ruolo e questa, devo dire è la nostra forza. Il gruppo è più forte del singolo, va più veloce e garantisce una esperienza condivisa.
Quanto agli obiettivi futuri, al primo posto ci sono sempre i ragazzi che seguiamo, ovviamente. Autonomia, le basi per un lavoro solido, casa, integrazione e socializzazione sono e saranno sempre gli aspetti primari. Con le risorse a disposizione e la progettazione europea, sarebbe possibile realizzare tante cose in quest’ottica, purtroppo mancano i criteri e l’ottimizzazione delle stesse. I minori diventano adulti in fretta, ma i problemi restano: per questo le tempistiche sono fondamentali nella realizzazione dei progetti. Noi lavoriamo per le persone.
Un augurio ed un consiglio a chi vuole costituirsi in associazione e sta tentando di fare questo importante passo
Personalmente, sono stata una delle maggiori sostenitrici e promotrici delle necessità di costituirsi in associazione, quindi non posso fare altro che appoggiare totalmente questa logica e magari suggerire di cominciare con un tavolo di persone con idee, volontà e obiettivi chiari. All’inizio sembrerà tutto difficile e complesso, ma con la forza del gruppo si supera ogni ostacolo. La figura del tutore legale sarà sempre maggiormente riconosciuta grazie a questi coraggiosi e volenterosi che decidono di costituirsi in associazione. E’ fondamentale riuscire a far sentire la propria voce e riuscire ad applicare effettivamente ed efficacemente il nostro ruolo. Buttatevi e condividete, confrontatevi, informatevi. La nostra ben fondata speranza è quella di potersi ritrovare in una piattaforma unica, che a livello nazionale possa rappresentare tutti noi.