Clio: a scuola di italiano

Condividi

A Roma, 177 ragazzi hanno preso parte ai percorsi per l’apprendimento della lingua italiana e l’educazione civica realizzati nell’ambito del progetto “Together”. La formazione segue la metodologia Clio, che promuove un approccio mirato e calibrato per i minori non accompagnati. 

 

Per un minore straniero la conoscenza della lingua italiana è uno strumento indispensabile per affrontare attivamente il proprio percorso di inserimento e orientarsi nella rete di servizi che il territorio offre.

 

Il progetto Together prevede specifici percorsi per l’apprendimento dell’italiano e dell’educazione civica, esperienze che favoriscono la partecipazione e avviano il percorso verso l’integrazione dei ragazzi: per orientare allo sviluppo dell’autonomia sociale, lavorativa e abitativa.

 

I percorsi di formazione sono realizzati secondo la metodologia Clio (Cantiere Linguistico per l’Integrazione e l’Orientamento), un modello didattico che promuove un approccio mirato e calibrato per i minori non accompagnati: sono quasi 300 i giovani coinvolti tra Catania, Roma e Torino, città di intervento del progetto.

 

Sul territorio romano, il percorso si svolge presso gli spazi del Centro CivicoZero, una struttura “a bassa soglia” in cui i giovani hanno accesso a laboratori, servizi di base e orientamento sui propri diritti, capacità e opportunità. Qui, sono 177 i ragazzi formati: la maggior parte di loro proviene da Egitto e Albania.

 

«Il modello Clio si fonda sul principio dell’apprendimento attraverso il fare – spiega Francesco Scarcella, referente nazionale per le attività educative del progetto Together –. In quest’ottica le lezioni e le attività laboratoriali non insistono tanto sull’apprendimento linguistico dal punto di vista lessicale e grammaticale, ma privilegiano tematiche strettamente connesse alla quotidianità, al soddisfacimento dei diritti e alla conoscenza dei doveri favorendo un esercizio di partecipazione indispensabile per vivere positivamente e con responsabilità la complessa esperienza del minore solo in un paese straniero».

 

Le lezioni in aula si rifanno al manuale Il mio primo italiano e seguono un metodo non frontale basato sulla relazione e sulla metodologia attiva, con attività che utilizzano il gioco e la creatività. La comunicazione verbale e scritta viene integrata da un lavoro sul corpo e sulla fisicità per favorire la relazione con gli altri e con lo spazio circostante: un modo per vivere le attività come momenti di scambio e piacere, diritto e necessità.

 

Inoltre, all’interno della programmazione, sono inseriti specifici moduli dedicati al lavoro, pensati per consentire un primo apprendimento linguistico delle parole e della struttura dell’ambito lavorativo.

 

Materiali di studio e contenuti vengono veicolati anche tramite l’utilizzo di Facebook: «Questo canale affianca e potenzia il lavoro svolto in aula – continua Scarcella –: a fini didattici, si configura come uno strumento che stimola la comunicazione in lingua italiana attraverso la pubblicazione strategica di immagini, musica e video. È stata recentemente creata una pagina Facebook comune ai corsi di Catania, Roma e Torino, dove le insegnanti pubblicano i contenuti di rinforzo alle proprie lezioni: schede pratiche e immediate fornite in una forma familiare ai ragazzi». Con lo stesso obiettivo, è in via di sperimentazione l’utilizzo dell’applicazione WhatsApp.

 

La didattica non si esaurisce in aula, ma abbraccia tutto il territorio. Le classi vengono accompagnate in uscite didattiche e non, con l’intento di fortificare il gruppo e favorire un apprendimento indiretto.

 

«Altro asse portante della metodologia Clio è la collaborazione con UndeRadio, la webradio under18 che dà voce alle iniziative del Movimento giovani per Save the Children. I ragazzi di Civico Zero vengono coinvolti nel palinsesto radiofonico partecipando alla progettazione e alle trasmissioni. Uno strumento in più per favorire lo scambio con le scuole superiori del territorio, incentivando così il dialogo e il passaggio di esperienze tra pari».