A Bologna, il progetto “Strada facendo” offre a 40 minori stranieri non accompagnati un programma di tirocini formativi: al centro del lavoro degli operatori, la volontà di riconoscere le necessità dei ragazzi, accompagnarli alla consapevolezza delle proprie attitudini personali e preferenze in ambito lavorativo e aiutarli a “puntare in alto”.
«Sono 173 i ragazzi coinvolti in Strada Facendo – spiega Rosaria Bergamini, referente per CESVI del progetto –. Ognuno di loro prende parte a un percorso individualizzato per l’accompagnamento verso l’autonomia socio-economica. Questi percorsi prevedono generalmente l’apprendimento della lingua italiana, la formazione professionale specialistica, il supporto alla mobilità, quello piscologico e quello all’autonomia alloggiativa. Lavoriamo poi allo sviluppo di competenze trasversali utili ad approcciare l’ambito lavorativo: alcuni ragazzi hanno accesso a un programma di tirocini formativi, pensati per rafforzare le possibilità di entrare nel mondo del lavoro una volta concluso il loro percorso all’interno del progetto».
Strada facendo è attivo sui territori di Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Toscana. In particolare, a Bologna, il progetto promuove la sperimentazione di un “percorso integrato” composto da un ciclo di formazione professionale breve di 75 ore e da un tirocinio di tre mesi.
«Cerchiamo di fare una proposta di qualità – continua Rosaria –, che sia allo stesso tempo abbastanza breve da attrarre i ragazzi alla soglia dei 18 anni, giovani che non hanno il tempo e la possibilità di frequentare corsi di formazione professionale della durata di tre anni».
Sono 40 i giovani che prenderanno parte al percorso; ad oggi ne sono stati selezionati 12. Di questi, 7 ragazzi, selezionati nel mese di giugno, stanno concludendo il ciclo di formazione, mentre altri 5, valutati ad ottobre, stanno per iniziare il percorso.
I partner di Strada Facendo che seguono la sezione del progetto dedicata alla formazione e all’orientamento lavorativo pubblicano un bando di selezione destinato alle comunità di accoglienza dell’area metropolitana di Bologna. La selezione avviene tramite un colloquio conoscitivo: tra i membri della commissione c’è sempre un membro dell’Azienda pubblica di servizi alla persona della Città di Bologna, ente pubblico competente.
«Sono 15 i ragazzi che abbiamo incontrato nel mese di ottobre – spiega Francesca Tomesani, referente dell’area lavoro e formazione per l’area richiedenti asilo di ASP Bologna –. Si tratta di maschi in transito tra la minore e la maggiore età, provenienti da Albania, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Mali, Nigeria e Pakistan. I ragazzi devono avere 17 anni, in modo da accedere al tirocinio al compimento della maggiore età. Devono possedere un regolare permesso di soggiorno ed essere in accoglienza presso una struttura per minori stranieri non accompagnati della Città Metropolitana di Bologna. Prima del colloquio, chiediamo ai ragazzi di compilare il modulo di candidatura, il CV e la lettera di motivazione in italiano. Tutti hanno un livello di scolarizzazione basso; inoltre, la maggioranza è priva di esperienze pregresse, anche lavorative: qualcuno ha fatto il pastore o ha lavorato come manovale nell’edilizia durante la permanenza in Libia».
I 7 ragazzi selezionati a ottobre inizieranno un tirocinio nell’ambito della ristorazione.
«È molto difficile scegliere tra ragazzi che in egual misura avrebbero bisogno di questi percorsi – continua Francesca –. Anche per questo motivo facciamo in modo che almeno uno dei membri della commissione conosca i ragazzi per aiutarli nel corso dei colloqui. Oltre al livello di conoscenza dell’italiano e la maturità dei candidati, abbiamo cercato di premiare la reale motivazione e l’interesse per il settore lavorativo di inserimento».
Spesso i ragazzi non hanno conoscono le reali richieste del mercato lavorativo italiano. «Inoltre, – riflette Francesca – la maggior parte di questi giovani aspira a un lavoro qualsiasi, che consenta loro di guadagnare il denaro sufficiente a mantenere se stessi e la propria famiglia. Spesso, approfondendo i loro percorsi, emergono degli interessi trasversali interessanti: la musica, il teatro o la cura dell’altro. Ma i lavori che immaginano sono al ribasso per le loro capacità. Credo che sia nostro compito riconoscere le necessità dei ragazzi, accompagnarli alla consapevolezza delle proprie attitudini personali e preferenze in ambito lavorativo e aiutarli a “puntare in alto”».
Maggiori informazioni sul canale web del progetto Strada facendo